“la fotografia non sia solo un atto estetico, ma un gesto politico, civile e profondamente umano”
Niccolò Celesti
Niccolò Celesti è un fotografo e fotoreporter italiano, originario di Firenze e oggi attivo come freelance e documentarista. Ecco una panoramica sul suo profilo:
Niccolò Celesti è un fotografo e documentarista italiano che ha fatto del reportage sociale e di guerra il fulcro del proprio impegno visivo. Nato a Firenze e con base in Toscana, si forma al London College of Communication, dove sviluppa un linguaggio fotografico diretto, capace di attraversare confini geografici ed emotivi. Il suo lavoro si concentra sulle aree di crisi, sui margini della società, e sui volti di chi, spesso invisibile, si trova al centro delle fratture del mondo contemporaneo.
Dalla Colombia all’Ucraina, dall’Africa subsahariana all’Asia, Celesti ha documentato situazioni complesse e pericolose, mettendo la propria macchina fotografica al servizio di cause umanitarie, missioni di cooperazione internazionale e progetti di sensibilizzazione. I suoi reportage raccontano lo sfruttamento, la guerra, la fuga, ma anche la dignità, la resistenza e la quotidiana lotta per la sopravvivenza. In Ucraina, dove è stato presente a più riprese dal 2022, ha seguito il conflitto da vicino, entrando nelle trincee e lavorando accanto ai civili e ai militari nei territori colpiti, spesso sotto attacchi diretti. Le sue immagini e i suoi video sono stati trasmessi su emittenti nazionali e internazionali, contribuendo a mantenere alta l’attenzione sui teatri dimenticati della guerra.
Oggi continua a viaggiare e documentare, mantenendo uno sguardo etico e partecipe, convinto che la fotografia non sia solo un atto estetico, ma un gesto politico, civile e profondamente umano.
Non solo fotografia
Parallelamente al lavoro sul campo, Niccolò collabora con ONG, enti del terzo settore e media indipendenti, realizzando progetti visivi che combinano rigore giornalistico e forza narrativa. La sua fotografia è uno strumento di testimonianza, ma anche un mezzo per costruire ponti: tra chi guarda e chi è guardato, tra chi racconta e chi ha bisogno di essere raccontato.
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